lunedì 30 settembre 2013

Matematica e Pink Floyd

Ho preparato l'esame di matematica all'università con l'impegno di un bambino che per la prima volta sale sulle montagne russe. 
La matematica durante i cinque anni posteriori alla scuola dell'obbligo è stata un'opinione: la promozione si otteneva a suon di punti di merendine, così alla fine dell'ultimo anno scolastico abbiamo regalato alla prof il fornello del Mulino Bianco, così per evitare qualsiasi rischio.
I problemi sono arrivati poi all'università, quando durante le lezioni di matematica riuscivo solo a prendere appunti. Per il resto non capivo nulla, ma gli appunti, i miei appunti, sono diventati i più fotocopiati dell'anno accademico 1999/2000, perché la mia era precisione certosina quella di ricopiare dalla lavagna e scrivere le considerazioni del docente per ogni teorema, corollario o assioma che capitasse a tiro.
Dopo le lezioni, però, l'esame dovevo pur prepararlo, ed è stato così che ho conosciuto Beniamino, il mio fratello universitario con cui ho convissuto fino alla laurea.
In cambio di lezioni sulla geometria descrittiva (e lì si che ero un fenomeno), cominciò ad invitarmi a casa sua per darmi qualche lezione di matematica. La sua era una stanza singola dove un letto ci entrava a malapena e i libri erano seminati sul pavimento (in più c'era solo una scrivania). 
Il ricordo più bello di quelle lezioni erano gli esempi che Beniamino trovava per spiegarti qualcosa, della serie: abbiamo cinque caramelle e quattro bambini... così riusciva a spiegare il Teorema di Lagrange o quello di Rolle senza alcuno sforzo.
E poi, cosa ancora più importante, durante le sue lezioni si ascoltavano sempre i Pink Floyd: il suo impianto stereo dell'Aiwa sul davanzale di una finestra sempre chiusa, mandava continuamente il doppio album dei Pink Floyd The Wall. 
E così ho superato il mio primo esame di matematica con Syd Barret e Roger Waters. Dopo quell'esame Beniamino si trasferì a casa mia, ma quella è un'altra storia.


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